I Nirvana furono il gruppo che, meglio di chiunque altro, seppe incarnare negli anni ‘90 la vera essenza del rock. Le loro canzoni piene di rabbia, realismo, depressione e disperazione espressero il perfetto rapporto tra musica e società, facendoli diventare i più degni rappresentanti del proprio tempo. Al pari delle più grandi rock band degli anni ‘70, i Nirvana esercitarono un’influenza socio musicale dirompente per il rock contemporaneo, aprendo le porte del successo commerciale a tutta la scena rock alternativa americana.
Il 1991 fu l’anno della svolta, incisero “Nevermind” un album destinato a conquistare intere generazioni a venire. Questo disco unirà le caratteristiche stilistiche del rock del passato con una novità creativa sorprendente e inconfondibile e senza soluzione di continuità alternerà un mix vincente di rabbia, nevrosi, solitudine, confusione e melodia, che avrà il potere di spalancare al gruppo le porte del successo. Il singolo “Smell Like Teen Spirit” si rivelò magico tanto che piacque a tutti indistintamente dall’età e dalle preferenze musicali.
Lontani da qualsiasi ideologia politica, si formarono a Seattle nel 1986, con l’intento di sviluppare la loro passione musicale per l’hard rock e per il punk.. Nel 1989 pubblicarono “Bleach”, un album interessante ma che non ebbe molta fortuna, dalle marcate sfaccettature punk accompagnate a tratti da sfumature melodiche. Nello stesso anno la band partì per una tournee e, nonostante le prime crisi depressive di Cobain, riscossero un discreto successo grazie anche al comportamento oltraggioso e violento che i musicisti assunsero sul palco.
Successivamente, dopo aver pubblicato la raccolta di materiale inedito “Incesticide”, uscì nel 1993 “In Utero”, un album genuino e viscerale ma privo della linearità melodica di “Nevermind”. Grazie ai singoli “Rape Me” e “All Apologies” la fama dei Nirvana continuò ad aumentare, ma Cobain non sembrò in grado di far fronte a questa situazione e diventò di conseguenza una vittima dello show-businness. Oppresso dal successo e dai mass media che invasero la sua vita privata e quella della moglie Courtney Love, Cobain divenne vittima della sua stessa esistenza, delle droghe, dell’alcool e degli anti depressivi
Era il giorno 8 aprile 1994 quando la radio locale di Seattle trasmise le prime, agghiaccianti indiscrezioni circa la tragica fine di uno dei padri del grunge: "Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione", così gracchiò la voce dell'annunciatrice. Una notizia che gettò nella disperazione un'intera schiera di fan, un numero imprecisato di ragazzi che si riconoscevano nei testi amari e privi di speranza del sensibile Kurt.
Cronicamente malinconico, perennemente triste e da anni, prima del fatale gesto, privo di alcuno stimolo vitale (come si evince dai suoi diari recentemente pubblicati), il leader dei Nirvana, nacque nel 1967 in una piccola città nello stato di Washington. I genitori, neanche a dirlo, erano di umili origini, così come si confà ad ogni rockstar che si rispetti. Il padre meccanico era un uomo sensibile e dall'animo generoso, mentre la madre, casalinga, rappresentava il carattere forte della famiglia, colei che mandava avanti al casa a prendeva le decisioni più importanti
Kurt Cobain è morto a soli ventisette anni lasciando una moglie e una figlia che non avrà la fortuna di conoscerlo. Come altre rockstar è rimasto ucciso dalla sua stessa fama, un mare in apparenza limpido e trasparente fatto di idolatria, di eccessi e di adulazione ma che sul proprio fondale lascia intravedere a chiare lettere la scritta "solitudine".