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Adrian Thaws, in arte Tricky, è considerato insieme ai Massive Attack, con cui ha anche collaborato agli inizi della propria carriera, uno dei fondatori del trip hop. L’album d’esordio, “Maxinquaye” (’95), è considerato uno dei migliori del decennio e fruttò all’artista tre premi ai British Awards. La sua musica è difficilmente classificabile essendo influenzata dall’hip hop ma anche dal blues e dal rock. Da segnalare inoltre “Pre-millenium tension”, “Angels with dirty faces” e l’ultimo “Knowle West Boy”, che lo ha riportato ai fasti dei momenti migliori.

 

 

 

 Maxinquaye (1995) è al contempo atmosferico, cupo, inquietante, sensuale. Costrutti sonori minimali si uniscono a voci alienanti, suoni surreali, inquietudini sotto forma di foschie musciali. L’oscura danza per flauti di Overcome è una partenza molto carismatica, un tuffo in un mare oscuro ed ipnotico, la versione depressa e inquieta della musica da ballo elettronica. Il mix etnico e multistilistico diventa visionario in Ponderosa. Altrove la vicinanza ai Massive Attack, di cui Tricky era membro quando ancora si chiamavano Wild Bunch, è piuttosto evidente (Hell Is Round the Corner, You Don’t). Al centro dell’album spicca il gioiello dell’opera, quella Aftermath che in quasi 8 minuti fonde Funk, Soul e Hip-Hop in un mare di riverberi e di scricchiolii. L’incubo distorto di Strugglin’, deformazione al ralenti di un Hip-Hop per sussurri e parlottii, per rantoli e inquietudini, è un altro momento da ricordare. Che a Tricky l’etichetta Trip-Hop stia stretta lo dimostra un brano come Brand New You’re Retro, Hip-Hop d’assalto à la Public Enemy.

 

 

 

Nearly God (1996), partorito da un progetto parallelo, raccoglie materiale variegato dove compaiono ospiti illustri. Pieno di spunti sperimentali, di stili musicali differenti, di decostruzioni fantasiose, di deformazioni e riletture, l’album è iniettato di una creatività maggiore rispetto all’esordio. L’Hip-Hop lo-fi ed ipnagogico di Poems, ornato da una chitarra e da voci melliflue, è il primo momento da ricordare. Tricky tenta anche una via completamente diversa in un episodio peculiare come I Be The Prophet, un bisbiglio notturno per un accompagnamento minimale di archi che lo avvicina a Bjork, peraltro presente altrove nell’album, in Yoga. Lo splendido Blues funebre di Make A Change è una visione piena di suspense e di atmosfera. Black Coffee innesta su un nevrotico pianoforte droni inquietanti ed una voce distesa, in un gioco di contrasti di grande effetto: ansia e tensione. L’album presenta anche alcune riletture carismatiche, in primis la versione da incubo di Tattoo di Siouxsie.

 

 

 

Pre-Millenium Tension (1996) è un tuffo nella sperimentazione, come se Nearly God diventasse un progetto di destrutturazione, di estremismi, di pulsioni oscure da assecondare. Vent, prima canzone e primo gioiello, è come se i Velvet Underground in preda alle epilessi suonassero i classici del Blues mentre i Chrome li accompagnano con chitarre e distorsioni. Il rantolo di Hip-Hop thriller di Christiansands e la versione ossessiva e cacofonica di Bad Dreams di Chill Rob G mostrano come Tricky possa piegare l’Hip-Hop ad una visione tetra e mortifera dell’esistenza, un incubo ricolmo di tensione. In questo scenario apocalittico la tranquillità di Makes Me Wanna Die è come un respiro di sollievo, un momento di pausa e poco più. L’Hip-Hop allucinato e pigro di Ghetto Youth, altro gioiello di deformazione, anticipa la nube cacofonica di Sex Drive, una versione infernale di una hit da gruppo femminile anni ’60. Il recitato invasato di Bad Things è più una questione teatrale che musicale, come nei deliri violenti di Henry Rollins. Se c’è un momento dove l’album viene travolto dalla sperimentazione è in My Evil Is Strong, una destrutturazione totale, come se Beefheart avesse lavorato sul repertorio dei classici Hip-Hop, ripensandolo a modo suo.

Sperimentale, creativo, ostico, violento, cacofonico e destrutturato, Pre-Millennium Tension è un album personale e difficile, un tuffo in un abisso musicale oscuro, tetro, fosco, umbratile, desolante, in pieno stile “thriller”.

Angels with Dirty Faces (1998) è soprattutto l’album in cui Tricky sfrutta il ritmo e le chitarre. Ripulito di molti degli eccessi di Pre-Millennium Tension, l’opera appare spesso sedata, dedicata in buona parte ai lunghi monologhi di Tricky (le noiose Analyze Me e Tear Out My Eyes; l’asfissiante Record Companies). L’uso attento delle tecniche di studio rendono l’opera un caleidoscopio stilistico dove Rock, Blues, Dub, Pop, Funk e Hip-Hop scorrono e si alternano senza sosta. Due momenti spiccano sul resto: Broken Homes è un canto etereo in un ambiente ostile ed allucinato, un incubo urbano; il labirinto ritmico di The Moment I Feared, che rende epilettico uno spoken word.

Meno ambizioso e più furbo, Angels è un album formalmente ricercato, ma con poche novità, poca innovazione, poca creatività. Rispetto ai primi tre album, si pone su un livello molto più basso.

Juxtapose (1999) è una versione meno oscura e asfissiante, rispetto al passato è praticamente una passeggiata di salute. Ripulito di eccessi, colpi creativi, paesaggi sonori mutanti, shock sonori assortiti, rimane poco più che un Trip-Hop/Hip-Hop di maniera, melodico e seriale. Un album di un professionista della musica, e poco più.

Blowback (2001) può vantare un elenco di collaborazioni di eccezione, ma poco altro. Molta forma, molta professionalità, ma poco da ricordare. Non fa meglio Vulnerable (2003).

Il multiforme Knowle West Boy (2008) suona come un ritorno agli esordi, 13 anni dopo l’esordio. Mixed Race (2010) è un’opera breve e sfocata.

 

DISCOGRAFIA:

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