Fryderyk Franciszek Chopin Zelazowa Wola, Varsavia, 1810 - Parigi 1849 Figlio di un professore francese stabilitosi a Varsavia, Chopin dimostrò assai precocemente una notevole disposizione musicale.
Studiò con A. Zywny e J. Elsner e nel 1817 compose la sua prima polacca, divenendo rapidamente famoso come pianista nei salotti di Varsavia. Finiti gli studi, nel 1829 suonò a Vienna con successo e l'anno successivo partì per una nuova tournée che lo avrebbe allontanato per sempre dalla patria.
Suonò a Vienna, a Linz, a Salisburgo, a Monaco e a Stoccarda, dove gli giunse la notizia del fallimento della rivoluzione polacca e della caduta di Varsavia.
Questi fatti, secondo una tradizione non accertata, gli avrebbero ispirato la composizione del famoso e drammatico Studio op. 10 n. 12. Nel 1832
Chopin si stabilì definitivamente a Parigi, dove insegnò pianoforte nell'ambiente artistico e aristocratico e strinse amicizia con molti musicisti (Hiller, Berlioz, Meyerbeer e, soprattutto, Liszt), con Balzac, Delacroix, Heine. Dopo un amore poco fortunato per la contessa Maria Wodzinska (1835-36) e un soggiorno a Londra, Chopin conobbe la scrittrice George Sand, con la quale iniziò una tormentata relazione amorosa durata oltre dieci anni.
Negli ultimi dieci anni di vita il musicista visse quasi sempre a Parigi, tormentato dall'aggravarsi della tisi cui neppure climi più miti, come quello di Maiorca dove aveva trascorso il 1838, avevano giovato.
Nel 1847 troncò il legame con la Sand e l'anno dopo si recò in Inghilterra con Jane Stirling, un'allieva innamoratasi di lui. Suonò a Londra, dove conobbe Dickens e Thackeray, e tenne il suo ultimo concerto a favore dei profughi polacchi.
Nel gennaio successivo tornò a Parigi, in pessime condizioni fisiche e in serie difficoltà economiche appena alleviate dall'aiuto finanziario degli amici. Assistito dalla sorella Luisa, vi morì nel mese di ottobre.
Ebbe grandiose onoranze funebri e fu sepolto a Parigi, accanto a Bellini e Cherubini. Il suo cuore fu portato in Polonia, nella chiesa di Santa Croce a Varsavia. Il nome di Chopin è legato inscindibilmente al pianoforte, strumento cui dedicò la quasi totalità della propria creazione. Inarrivabile maestro nel legato, nel tocco, nella sfumatura dinamica, Chopin riuscì a creare un suono pianistico totalmente nuovo, intimo, vellutato, squisitamente romantico tanto è vero che di lui si arrivò a dire, come Berlioz: "Non ha un solo punto di somiglianza con nessun musicista di mia conoscenza"; come Schumann: "Chopin si riconosce perfino nelle pause"; come Giorgio Pestelli: " Fra le misteriose componenti che cristallizzano in quel miracolo che è la musica di Chopin, è probabile che un tempo, come oggi, la nozione di quella originalità assoluta, di quella riconoscibilità immediata dipendesse dall'invenzione di un "canto" che nella voce aveva solo lontane ascendenze, un canto tanto originale che in realtà ha dovuto inventarsi da capo un suono tutto suo, la voce del pianoforte".
Le sue modulazioni tenaci ed impreviste aprono nuovi orizzonti verso l'avvenire, preannunciando Wagner e lo sviluppo dell'armonia moderna, sino all'impressionismo di Debussy e di Ravel.
Ma questo modernismo chopiniano è saldamente legato ai classici: a Bach, principalmente, e a Mozart, al quale Chopin è legato da affinità elettive. Pur essendo ostile al melodramma, Chopin ne è profondamente influenzato.
Molte delle sue melodie, infatti, sono traduzioni strumentali di modelli melodrammatici francesi e italiani e in particolare di Bellini, del quale il compositore polacco aveva un'alta considerazione. Sebbene rifiuti ogni intrusione letteraria nelle sue composizioni, egli è un uomo di cultura aperto e avvertito: questo rende la sua opera una delle più profonde e perfette sintesi dello spirito romantico.
Malgrado la grande e costante diffusione che la sua musica ha avuto nel tempo, pochi sembrano aver capito quale sconvolgente contenuto si celi dietro l'arte apparentemente così accessibile di Chopin e basti, a questo proposito, ricordare le parole del sempre infallibile Baudelaire: "Musica leggera e appassionata che somiglia a un brillante uccello volteggiante sugli orrori dell'abisso".
L'opera pianistica di Chopin può essere convenientemente suddivisa in vari gruppi di composizioni, filoni che si alternano spesso senza schema predeterminato, seguendo solo il libero corso della fantasia dell'artista.
Nelle 16 Polacche (famose soprattutto le ultime sette) la danza aristocratica che dà il nome a queste composizioni si trasforma progressivamente da gioco manierato a inno alla patria lontana che raggiunge dimensioni epiche: op. 40 (Militare), op. 44, op. 54 (Eroica), op. 61 (Polacca-Fantasia in la bemolle).
Sempre alla nostalgia della Polonia sono ispirate 59 Mazurke (1820-49), concepite con minore grandiosità di mezzi ma con scrittura non meno geniale: la fresca comunicativa di queste pagine le rende assai affini spiritualmente agli autentici canti popolari polacchi. Nati come esercizio per superare eccezionali difficoltà tecniche, i 27 Studi (in tre serie: op. 10, 1829; op. 25, 1830-34; 1840) sono in realtà da collocarsi fra i capolavori pianistici di ogni tempo. La straordinaria melodia di Chopin si esprime interamente nei 21 Notturni (1825-46), in cui emerge l'individualismo romantico del musicista. Piccoli bozzetti, perfettamente conchiusi nella loro dimensione quasi aforistica, sono i 26 Preludi (1834; op. 28, 1839; 1841), altrettanti vertici dell'arte chopiniana.
Si devono ricordare ancora 4 Ballate (1831, 1839, 1841, 1842) ispirate a poemi del polacco Mickiewicz, e pagine celeberrime come i 19 Valzer (1827-47), i 4 Improvvisi (1834-42), i 4 Scherzi (1832-42), la Fantasia in fa minore op. 49 (1841) e ancora la Berceuse op. 57 (1843) e la Barcarola in fa diesis op. 60 (1846).
Non sempre a proprio agio Chopin si trovò nella forma sonata, il cui schema prestabilito sembrò limitare la sua fantasia: in tale forma scrisse (1828, 1839, 1844) 3 Sonate (famosa la marcia funebre che nella seconda sonata sostituisce il tradizionale adagio) e due concerti giovanili (1829 e 1830). Sempre al periodo giovanile risalgono altri lavori con orchestra, molto brillanti ma artisticamente non sempre omogenei: Variazioni sul duettino del Don Giovanni di Mozart "Là ci darem la mano" (1827), Grande fantasia su arie polacche (1828), il grande rondò da concerto Krakowiak (1828), Andante spianato e Grande Polacca brillante in mi bemolle op. 22 (1831-32). La produzione non strettamente pianistica di Chopin è assai limitata: 19 Canti polacchi per voce e pianoforte (1829-47); pezzi per violoncello e pianoforte, fra cui la Sonata in sol minore op. 65 (1847); un Trio in sol minore op. 8 (1828); un Rondò in do op. 73 per due pianoforti (1828).