Gli anni sessanta sono stati un periodo di imponenti rivolgimenti politici, sociali e culturali.
I rapporti tra le razze, generazioni, le classi, i sessi, le basi sociali e il potere politico si modificano in modo irreversibile, in direzione di una maggiore apertura , tolleranza e democrazia .
Le arti, la letteratura e la musica subiscono profonde innovazioni, adottano nuovi linguaggi espressivi che, rifacendosi ai miti della società dei consumi, li rielaborano e li criticano.
Le capitali giovanili di questi anni sono Londra e San Francisco . La prima diventa il vero centro propulsore della musica e della moda, la città californiana, attorno al 1970, vede il sorgere della controcultura hippie, che avrà un importante influsso sulla moda e sulle idee degli anni successivi.
Negli anni Sessanta, per la prima volta, si prende coscienza di una nuova figura sociale, autonoma, scissa sia dal mondo infantile, sia dal mondo adulto: la figura del giovane. A partire dal 1960, si assiste ad una simultaneità di figure giovanili che si impongono sulla società adulta.I giovani diventano sempre più coscienti delle proprie capacità di formulare una cultura diversa da quella tradizionale. La ragione di ciò risiede nel fatto che, questi, essendo elemento di rottura e al tempo stesso elemento innovatore, diventano il filtro attraverso cui passano le novità, i disagi e le rivolte degli anni Sessanta e attraverso cui si pongono le basi per costruire un obiettivo sociale futuro.Un movimento di grande portata nel tessuto sociale italiano, viene provocato dalla simbologia dei capelloni. I capelli diventano il simbolo anticonformista di rottura con la società adulta, diventando il segno della protesta giovanile e della critica al sistema. Quindi i giovani per creare una netta differenziazione con gli adulti e trovandosi senza stabili punti di riferimento culturali e normativi, si rifugiano in strutture figurative autoprodotte e autorappresentate esclusivamente dai giovani per i giovani. Tali elementi, o simboli, sono da ritenersi delle “rappresentazioni sociali”
La moda anni 60 è una di quelle che più hanno influenzato il modo di vestire, è stato un vero e proprio punto di svolta, si affermarono stili innovativi e nuovi canoni estetici, nuovi colori, stili e tagli di capelli. Se negli anni ’50 la moda è iper femminile e classica, nel decennio successivo tutto cambia, trionfa lo stileandrogino e da ragazzina, la cosiddetta "gamine". Negli anni Sessanta Mary Quant rivoluzionava la moda con la sua minigonna, cortissima ma mai volgare : la minigonna.
Per la prima volta nella storia le donne mostrano le loro gambe con orgoglio. I collant di Nylon, realizzati per la prima volta negli anni '50, diventano indispensabili: colorati, disegnati e fantasiosi!
Per promuovere le sue creazioni la Quant organizza una tournee, e nel corso di ogni tappa le sue modelle si scatenano ballando la pop music, in minigonna.
Il successo è travolgente e Mary Quant viene insignita dell' Ordine dell'Impero Britannico …accettò l'onorificenza in minigonna!
Tutte le città sembrano essersi riempite di ragazze gioiose piene di vita, dagli occhi resi enormi dal Kajal, dal mascara e dalle ciglia finte, come le due giovanissime modelle Twiggy e Jean Shrimpton , che sembrano incarnare lo spirito dell'epoca., Twiggy, diventava una star amata in tutto il mondo ed i giovani erano in fermento ballando sulle note deiBeatles e dei Rolling Stones. Oltre alla minigonna trionfa il celebre abito a trapezio di Givenchy che si poteva abbinare con le calze colorate o con gli stivali alti quasi fino al ginocchio. Gli abiti diventano svasati e coloratissimi, trionfano lestampe geometriche, i pois e le righe, uno stile sbarazzino e allegro che segna l’inizio del cambiamento per tutta la moda femminile. Bellissimi anche i cappottini squadrati con maniche a tre quarti e i maglioncini con il collo alto dalle tonalità sgargianti.
La moda degli anni 70 riflette la società e l'epoca che ha generato quei capi e quegli accessori che hanno fatto letteralmente la storia del nostro costume. La decade che va dal 1970 al 1980, infatti, è stata caratterizzata da grandi e profondi cambiamenti.
La moda anni 70, figlia un po' di quella psichedelica e ribelle degli anni Sessanta, si caratterizza per alcuni importanti cambiamenti della società, a cominciare da quell'indipendenza e quell'emancipazione che le donne cominciano ad avere. La moda degli anni 70 è caratterizzata da capi di abbigliamento dai colori pop e vitaminici, con look decisamente appariscenti, impreziositi da motivi geometrici o da delicati fiorellini. I capi di abbigliamento più glamour sono i pantaloni a zampa di elefante, abbinati a maglie e giacche strette e corte, sia per lui sia per lei, minigonne anche di pelle per mettere in mostra le gambe delle donne, gonne a fiorelloni larghe ereditate dalla moda dei figli dei fiori degli anni Sessanta, pantaloni strettissimi abbinati a cinturoni, senza dimenticare le giacche di pelle stile biker e i cappotti bon ton per look più eleganti.
Gli anni '70 continuano sulla potente scia di rinnovamento che aveva caratterizzato il precedente decennio. Fermenti sociali, lotte operaie e azioni di protesta collettive sono il background di un mondo in continuo divenire, in cui consumismo e spirito anti-conformista convivono in un unicuum sociale. fGli anni '70 si aprono con una continuazione dello stile hippie, anche noto come movimento “flower power” di fine anni '60, caratterizzato dalle camicie tie dye, dalle blouse messicane, dai top ricamati in pizzo crochet, dai ponchos, dalle mantelle e dall'abbigliamento militare. I pantaloni erano in jeans, tela o suède, ma rigorosamente a zampa d'elefante, mentre gli abiti erano noti come tuniche chiamate “maxis”, e le gonne erano larghe e lunghe alla caviglia. I colori erano molto vivaci e gli accessori comegirocolli, collari per cani e ornamenti artigianali e naturali come legno, conchiglie, pietre, piume, perline indiane e cuoio, riflettevano quel mix di culture, viaggi e contaminazioni esotiche che questo movimento rappresentava.
nonostante lo stile hippie sembrava andare per la maggiore, non era il solo trend indossato da tutti. Sono in tante le donne che in quegli anni hanno continuato a indossare abiti più glamour, ispirati alle star dei mitici film hollywoodiani degli anni '40, reinterpretando look più minimal e lineari caratterizzati da eleganti blazer unisex in una moltitudine di tessuti preziosi e ampi revers, maxi abiti da sera lunghi e fluttuanti, pantaloni palazzo da portare con camicie luccicanti con lunghi fiocchi annodati al collo, oppure abiti e gonne rigorosamente mini, abbinati a giacconi di pelliccia, collane, orecchini di perle, turbanti e stivali altissimi con tanto di zeppa, che proprio nel 1973 raggiungono il culmine della loro popolarità iniziata negli anni '60.
La metà degli anni '70, inoltre, è anche nota come la rivincita della maglietta o T-shirt, non più considerata come semplice indumento intimo, ma intesa come vero e proprio capo d'abbigliamento con disegni elaborati, slogan urlati o magliette rappresentanti le squadre sportive più amate. E mentre svaniva lo stile “flower power” degli Hippie, pian piano si diffondeva una nuova cultura dell'abito, quella dei maglioni over, dei cardigan in lana grossa, dei kimono e delle grafiche orientali, dei pantaloni cachi, dei gauchos, dell'abbigliamento vintage e degli abiti da operaio, frutto di una consapevolezza dell'abito inteso comeabbigliamento più pratico e utilitario.
Moda anni '70: dai figli dei fiori allo stile da discoteca. Un decennio caratterizzato dalle camicie a fiori alle minigonne, dai jeans a zampa di elefante ai caftani etnici, dai colori acidi alle stampe psichedeliche, dalle zeppe vertiginose ai sandali rasoterra. Dieci anni di moda dove tutto è stato possibile, ma andiamo per ordine...
Gli anni '70 si aprono con una continuazione dello stile hippie, anche noto come movimento “flower power” di fine anni '60, caratterizzato dalle camicie tie dye, dalle blouse messicane, dai top ricamati in pizzo crochet, dai ponchos, dalle mantelle e dall'abbigliamento militare. I pantaloni erano in jeans, tela o suède, ma rigorosamente a zampa d'elefante, mentre gli abiti erano noti come tuniche chiamate “maxis”, e le gonne erano larghe e lunghe alla caviglia. I colori erano molto vivaci e gli accessori comegirocolli, collari per cani e ornamenti artigianali e naturali come legno, conchiglie, pietre, piume, perline indiane e cuoio, riflettevano quel mix di culture, viaggi e contaminazioni esotiche che questo movimento rappresentava.
Ma, nonostante lo stile hippie sembrava andare per la maggiore, non era il solo trend indossato da tutti. Sono in tante le donne che in quegli anni hanno continuato a indossare abiti più glamour, ispirati alle star dei mitici film hollywoodiani degli anni '40, reinterpretando look più minimal e lineari caratterizzati da eleganti blazer unisex in una moltitudine di tessuti preziosi e ampi revers, maxi abiti da sera lunghi e fluttuanti, pantaloni palazzo da portare con camicie luccicanti con lunghi fiocchi annodati al collo, oppure abiti e gonne rigorosamente mini, abbinati a giacconi di pelliccia, collane, orecchini di perle, turbanti e stivali altissimi con tanto di zeppa, che proprio nel 1973 raggiungono il culmine della loro popolarità iniziata negli anni '60.
La metà degli anni '70, inoltre, è anche nota come la rivincita della maglietta o T-shirt, non più considerata come semplice indumento intimo, ma intesa come vero e proprio capo d'abbigliamento con disegni elaborati, slogan urlati o magliette rappresentanti le squadre sportive più amate. E mentre svaniva lo stile “flower power” degli Hippie, pian piano si diffondeva una nuova cultura dell'abito, quella dei maglioni over, dei cardigan in lana grossa, dei kimono e delle grafiche orientali, dei pantaloni cachi, dei gauchos, dell'abbigliamento vintage e degli abiti da operaio, frutto di una consapevolezza dell'abito inteso comeabbigliamento più pratico e utilitario. Adottando anche un approccio più minimal e meno sciupato, fino ad arrivare alla tendenza dell'activewear americano caratterizzato dalle tute da lavoro, lo stile tennis delle sneakers e delle headbands che dal 1975 è sopravvissuto fino a tutti gli anni '80.
Mentre la fine degli anni '70 segna l'inizio di quella che è diventata nota come la silhouette del triangolo rovesciato, caratterizzata da giacche con spalle molto larghe, minigonne strette e pantaloni solo leggermente svasati alla caviglia o, a volte, non svasati affatto. È la moda dei top aderenti, delle gonne a tubo, dei giubbotti bomber, dei pantaloni di raso e dei jeans firmati che esploderà e raggiungerà il suo culmine negli anni '80. Sono gli anni dell'attrice Farrah Fawcett che lancia la tendenza del costume da bagno intero con profonda scollatura e taglio alto sulle gambe, molto, ma molto sexy, da portare al posto del bikini e non solo al mare. Il 1977 è anche l'anno che sdogana lo Studio 54 e la disco music, e con lei, i vestiti eleganti realizzati con materiali artificiali, il più famoso e ambito è il wrap dress in jersey disegnato, già nel 1974, da Diane von Fürstenberg da indossare sia di giorno in ufficio, sia nei locali notturni. E poi via libera a camicie di lurex, lustrini, pantaloncini spandex, pantaloni larghi, maxi gonne, abiti con spacchi vertiginosi, vestiti avvolgenti che segnano una silhouette atletica ed elegantissimi abiti lunghi da sera e da ballo. Le scarpe variavano dagli stivali alti al ginocchio in Pvc o latex ai mini décolleté con kitten heel, sopravvivono i tacchi spessi e i plateauanch'essi però in plastica trasparente.