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Tra la fine degli anni 60 e gli anni '70, in concomitanza coi movimenti politici e culturali del periodo, la musica d’autore doveva essere, come si diceva all’epoca, “impegnata”. Erano gli anni del golpe in Cile, degli Inti Illimani che coinvolgevano le folle ai festival dell’Unità, tra salsicce arrostite e panini, dei concerti politicizzati di Guccini, De Andre e del primo Venditti, dell'ironia di Bennato e di tutte quelle scuole che emersero grazie a questo particolare periodo, come quella genovese, romana , milanese, bolognese e napoletana. Negli anni '80 i giovani iniziarono a disinteressarsi delle tematiche sociali e politiche degli anni precedenti, la voglia di impegno andava man mano sparendo, alimentata anche da un benessere che si stava diffondendo grazie ad una nuova ripresa economica. Così gli anni '80 divennero quelli della voglia di spensieratezza, degli Yuppies, quelli del "viviamo alla giornata e non pensiamo al futuro, tanto stiamo bene così. Anche la musica cambiò completamente rotta, si distaccò dalle classiche strutture tradizionali, allontanandosi dalla canzone composta dall'intro strumentale dalla parte vocale e dal ritornello, e l'elettronica compiuterizzata diventò sempre più importante e presente. Così salirono alla ribalta i cantautori rock  come Vasco Rossi, Pino Daniele, Zucchero, Luca Carboni, Luciano Ligabue,  Franco Battiato , Gianna Nannini, Enrico Ruggerie Donatella Rettore, i cantautori che erano in voga negli anni '70 cambiarono il loro stile, smisero i panni dei contestatori e tornarono al successo commerciale, vedi Lucio Dalla, Antonello Venditti, Bennato e De Andre. Gli anni 80 videro esordire anche nuove interpreti come Alice, Anna Oxa, Loredana Berte, Fiorella Mannoia, Concato, Grazia di Mixchele, Paola Turci, Ramazzotti, Barbarossa, Giuni Russo, Marco Ferradini e moltissimi altri. In questo periodo l'Italia si rese anche partecipe di un grande successo a livello mondiale con l'Italodisco, un genere interpretato da artisti italiani che cantavano in inglese e in chiave discomusic commerciale, tra i maggiori fautori di questo filone annoveriamo il Raf di prima carriera, Ivana Spagna, Mike Francis, Den Harrow e Gazebo. Influenzata da quello che stava succedendo nel resto del mondo ma soprattutto in Inghilterra, anche in Italia scoppiò la new wave mania, con gruppi di tutto rilievo come Litfiba, Gaznevada, Diaframma, Denovo, CCCP, Neon, Chrisma e Garbo.

 

 

Vasco rossi è stato uno dei massimi esponenti della musica italiana di tutti i tempi, in grado di far innamorare ben cinque generazioni  e milioni di persone  completamente diverse tra loro sia come ceto sociale, e sia come ideologie e filosofia di vita.

dall'inizio della sua carriera (1977), ha composto complessivamente più di 150 canzoni oltre a numerosi testi e musiche per altri interpreti. Con oltre 35 milioni di copie vendute. I suoi concerti sono sempre stati un potente rito emotivoi una serata di espiazione collettiva per italiani medi, grandi e bambini, dottori, assicuratori, segretarie e operai, tutti insieme a cantare a squarciagola le sue canzoni, che hanno rappresentato sicuramente un pezzo della loro vita, tutti insieme dentro lo stadio, lasciando il mondo la fuori da solo, per almeno due ore!

 

 

 

Vasco Rossi: Blasco e Komandante sono i suoi due soprannomi più popolari, ma per la storia del rock italiano, di cui è un protagonista di primo piano, è Vasco e basta.

Vasco sente fin da piccolo la musica nel sangue, consumando i dischi di Lucio Battisti, Francesco Guccini, Francesco De Gregori e di altri artisti rock, Rolling Stones su tutti. Abbandonata l'università a otto esami dalla laurea, nel 1975 fonda Punto Radio, proponendosi come dee-jay e stringendo rapporti con musicisti destinati a lasciare il segno nella sua vita professionale e non solo: Maurizio Solieri, Massimo Riva, Red Ronnie e Gaetano Curreri. 

Quest'ultimo, in particolare, lo spinge a incidere nel 1977 il primo 45 giri Jenny/Silvia (stampato in sole 2500 copie e oggi considerato una rarità), incluso nell'album d'esordio "Ma cosa vuoi che sia una canzone...". Due anni dopo sfonda con il secondo album, trascinato dal brano Albachiara, suo cavallo di battaglia e pezzo di chiusura di tutti i concerti.

Gli anni Ottanta lo consacrano come rocker a livello nazionale, famoso sul palco e fuori per la sua Vita spericolata, fatta di eccessi (la dipendenza dalla droga che lo porta in carcere con l'accusa, poi caduta, di spaccio) e di atteggiamenti allergici alle regole, vedi le due partecipazioni al Festival di Sanremo.

Album come "Bollicine" (1983), C'è chi dice no (1987), "Liberi liberi" (1989) e "Fronte del palco" (1990) ne scrivono il successo di rockstar, che sembra destinato ad avere fine nel giugno 2011, quando gli viene diagnosticata un'endocardite. Il Blasco supera anche questo scoglio e riprende i concerti del Vasco Live Kom, sia nel 2013 che nel 2014, quest'ultima edizione aperta dal singolo "Cambia-menti".

Insignito nel 2005 della laurea "honoris causa" in Scienze della comunicazione dall'IULM di Milano, con oltre trenta milioni di dischi venduti è tra gli artisti italiani che hanno venduto di più in assoluto. Tra i riconoscimenti ottenuti: tre vittorie al Festivalbar, una Targa Tenco per il "miglior album" (Canzoni per me) e un Nastro d'argento per la "miglior canzone originale" (Un senso, tema musicale del film "Non ti muovere").

Nel 2014 esce Sono innocente, 17° album, che raccoglie tra gli altri il fortunato singolo Come vorrei .Il 18 marzo 2016, esce Tutto in una notte - Live Kom 015, composto da due CD, due DVD ed un bluray. Si tratta di una narrazione del concerto di Napoli, interamente registrato in presa diretta audio e video e montato in cabina di regia da Pepsy Romanoff, autore nel 2014, del videoclip di Come vorrei.

 

 

Adelmo Fornaciari, nato il 25 settembre 1955, deve il suo soprannome "Zucchero" alla sua maestra delle elementari. L’artista, che nel corso degli anni ha venduto oltre 60 milioni di dischi, la sua è stata una carriera musicale piena di soddisfazioni: è stato il primo artista occidentale ad esibirsi alCremlino nel 1990 dopo la caduta del muro di Berlino e l’unico musicista europeo a partecipare nel 1994 al festival di Woodstock. Molte le collaborazioni internazionali, da Joe Cocker a Ray Charles, per Sting, Eric Clapton, Peter Gabriel, Mark Knopfler, Miles Davis, B.B. King, Iggy Pop, U2. Ha lavorato anche con tanti colleghi italiani tra i quali Luciano Pavarotti, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Mina, Jovanotti, Vasco Rossi, Pino Daniele, ClaudioBaglioni e Ligabue. 

Dopo due partecipazioni a Sanremo nella categoria Giovani, l’artista nel 1985 approda tra i Big con la Randy Jackson Band e il brano “Donne”. La canzone sarà quasi ignorata dalla critica, ma diventerà poi una delle sue più famose. Il successo viene confermato nel 1987 da “Blues”,disco record di vendite per l’epoca che contiene brani come “Dune Mosse”, “Senza una donna”, “Non ti sopporto più”. Arriva anche la vittoria al Festivalbar.

Passano due anni e un’altra pietra miliare della sua storia professionale: “Oro, incenso e birra”, in cui trovano spazio anche la chitarra di Eric Clapton e un testo di Francesco De Gregori per “Diamante”, la canzone dedicata alla nonna. Anche all’estero si accorgono del giovane Fornaciari e Joe Cocker e Miles Davis lo vogliono per un tour con loro.

Per “Miserere”, nel 1992, duetta con Luciano Pavarotti e partecipa alla nascita di Pavarotti and Friends, mentre la versione inglese è stata scritta da Bono Vox.

 

 

Nato a Napoli nel 1955, Pino Daniele è stato, in oltre quarant'anni di carriera, uno dei musicisti e cantautori più importanti del panorama musicale popolare italiano. Con la sua tecnica strumentale e compositiva influenzata dal blues, dal rock e dal jazz, Pino Daniele interpretò in modo del tutto personale e creativo, una musica sapientemente assemblata che manteneva in modo distinto le rispettive culture di appartenenza. Dal 1977, anno del suo esordio, Pino Daniele non subì mai in carriera dei cali artistici e la sua fama rimase intatta fino al tragico 4 gennaio del 2015, quando scomparve a causa di un arresto cardiaco. E' forse impossibile fare una classifica dei brani più belli di Pino Daniele: la sua produzione musicale è stata così vasta e di livello così alto che scegliere solo alcuni brani sembra quasi un delitto, quindi per dovere di cronaca ci limitiamo solo a segnalare i suoi più grandi successi: Je so' pazzo , Io per te, Napule è, Quanno chiove, Quando, Anna verrà, Un giorno che non va, Che male c'è, Arriverà l'aurora, A me me piace o' blue

 

 

Dall'esordio sperimentale alle prime incisioni di musica leggera, dall'elettronica all'avanguardia fino alla musica operistica e sacra, tutto questo è riassumibile nella carriera di colui che è forse il cantante italiano più particolare ed eclettico in assoluto. Dopo un inizio di carriera dedicato alla sperimentazione e alla musica di culto, 

el 1979 pubblica quindi l'album della "conversione", quello destinato a disorientare i selezionati fan conquistati con tanto sacrificio, "L'Era del Cinghiale Bianco". I quali fan, poco propensi al mondo della musica leggera, avevano sentito ancora poco rispetto ai successivi lavori, ancora più sfacciatamente commerciali. Nel 1980 è la volta di "Patriots", ancora di discreto successo ma l'anno dopo arriva "La voce del padrone", il vero e proprio miracolo commerciale firmato Battiato. Alcune canzoni del disco lo fanno diventare un caso nazionale (come dimenticare frasi come "cuccurucucù paloma" o "centro di gravità permanente", ormai diventati quasi degli slogan?) mentre l'album staziona al vertice della classifica italiana per un anno, vendendo oltre un milione di copie.

 

Gli album successivi sono: "L'arca di Noè" (1982), "Orizzonti perduti" (1983), "Mondi lontanissimi" (1985), "Echoes of sufi dances" (1985), che ripetono in parte il successo della "Voce" senza arrivare a quelle vette clamorose. Nel 1985 intanto il cantante, desideroso di maggiore autonomia gestionale, avvia in collaborazione con Longanesi Per tutti gli anni '90 e 2000 ogni uscita discografica di Battiato viene battezzata con successo al di la del grado di commercialità del disco e al cantautore viene riconosciuto il soprannome di "Maestro"

 

 

Esordendo negli anni '70 con l'etichetta di cantautore di culto, con l' album omonimo "Fabio Concato" del 1982 segna il primo vero riscontro popolare per Concato, trascinato dal singolo Domenica bestiale, che pur non entrando in hit parade diventerà in breve tempo il classico per eccellenza del cantautore milanese. Nel 1984 Concato centra il suo maggiore successo discografico con un altro album intitolato sempre Fabio Concato, in cui sono contenute alcune delle sue canzoni più conosciute, quali E ti ricordo ancora, Rosalina, Guido piano e sopratutto Fiore di Maggio,brano dedicato alla nascita della figlia. 
Del 1986 è l'album "Senza avvisare", che si rivelò anch'esso un buon successo discografico. Nel 1992 è la volta di In viaggio altro ottimo successo di vendite e di critica. I successivi due album del decennio, Blu del 1996 e Fabio Concato del 1999, pur avendo ancora buoni riscontri di vendita, non arriveranno mai ai livelli di questo periodo, e si può dire che con il 1992 si chiude l'età d'oro di Concato

L'Italia ha faticato più di altri paesi a imporre la propria creatività musicale giovanile. Una propria dimensione caratteristica e identitaria in grado di dare vita a sotto culture veramente rilevanti e rivoluzionarie, capaci di scuotere dalle fondamenta ingranaggi storici e morali fin troppo rigidi e ossidati. Mentre alla fine degli anni '70 il punk aveva modificato gli stili di vita, le mode e il senso d'intendere la musica, in Italia la maggior parte della gente era ancora ancorata alla musica vecchia, intesa non come datata ma come genere. In un paese che faceva fatica a scalzare dal trono artisti come Al Bano, i Ricchi e Poveri, Gianni Morandi e Massimo Ranieri, tutti vincitori del festival di Sanremo (nelle edizioni del '84, '85, '87 e ''88, non si poteva pretendere che la nuova musica che stava ipnotizzando i giovani artisti italiani potesse emergere senza difficoltà. Ma mentre  il fenomeno punk fu recepito con molto ritardo e in ambiti veramente ristretti, si era troppo benpensanti, troppo radicati alla tradizione melodica, troppo moderati per abbracciare gli ideali filosofici del punk militante e sovversivo, lo stesso non si può dire per quello che concerne la new wave. Anche se nata ai margini e solo in alcune regioni dell'Italia (Emilia Romagna, Friuli e Toscana)  lo spirito della new wave fece maggiore breccia perché poté dar voce  ad una concezione estetica e sonora più calzante con la nostra sensibilità. Dal nostro sottobosco musicale nacquero così molte band che si fecero notare soprattutto dal vivo. L'espansione di questo filone portò  verso la metà del decennio alla new wave italiana una qual certa popolarità. Le primissime band che si cimentarono in questo genere  rimasero di nicchia e successivamente divennero di culto, altre, con uno stile più tendente al rock riuscirono ad emergere, come i Litfiba, i CCCP, i Denovo, i Diaframma e per un certo periodo i Gaznevada.

LA CANZONE ITALIANA NEGLI  '80

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