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Sono stati il primo gruppo bianco ad affermarsi nel rap. Arrivarono al successo con “Licensed To Ill”, un album capace di mescolare con sapienza riff chitarristici metal campionati ad un hip hop diretto e violento. Con il passare del tempo mostrarono una crescita artistica sorprendente, abbandonarono il lato selvaggio, che gli creò molti problemi con la giustizia, e nei loro dischi fecero uso di strumenti veri. I Beastie Boys sono tra i pochi gruppi Old School ad avere avuto ancora successo negli anni 2000.

I Beastie Boys proposero una fusione fra Rap e Heavy Metal unita ad atteggiamenti fra il deficiente, il comico, il provocatore e il divertente. Licensed To Ill (1987) propose questa novità con alcune vette espressive ma anche tanti difetti. La componente Hard Rock ed Heavy Metal è banale, piena di cliché dei rispettivi generi musicali, la componente melodica è scomparsa proprio per far posto alle chitarre, le basi ritmiche sono cinetiche ma non sempre affascinanti. Nonostante questi limiti episodi come l’inno al “fun” di Fight For Your Right, uno dei loro capolavori, ed ancora Rhythmin’ And Stealin’, la spassosa Girls e No Sleep Till Brooklyn stendono un ponte fra Heavy Metal, Rap ed attitudine Punk (irriverenza, divertimento sfrenato, eccessi) che segnerà per sempre il movimento Hip Hop e la musica Rap.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paul’s Boutique (1989) evolve l’idea dell’esordio in una musica Rap che integra con più organicità alcuni elementi Rock ed Heavy Metal, oltre che al Jazz ed al Soul del Rap più canonico. Paul’s Boutique è soprattutto capace di cucire la loro forza da Heavy Metal band ad altri contesti come succede col Funk in Shake Your Rump e con il dub in Johnny Ryall. Anche il versante più vicino all’Hip Hop è finalmente meglio rappresentato da brani come Egg Man, dove il lavoro sulle basi e la possente linea di basso sono un nuovo standard qualitativo dopo il flow spesso sbiadito dell’esordio. L’irruenza affiora di tanto in tanto, significativamente in The Sound Of Science e brutalmente in Looking Down In The Barrel Of A Gun. I Beastie Boys urlano continuamente i testi, senza sosta alcuna e con costante sguaiataggine. Il loro dispersivo ventaglio di generi musicali non si preoccupa di fornire un vero ampliamento musicale ma solo nuovi pretesti per intenti parodistici e comici che esaltino l’idea di fun, nuovi territori dove berciare qualche slogan e sciorinare violenza nel rapping. La conclusione è affidata a B-Boy Bouillabaisse, una suite rap in otto movimenti (!). L’opera complessivamente non brilla per episodi davvero memorabili, presenta alcuni brani più opachi, semmai fissa più un atteggiamento, quello da uomini bianchi chiassosi, anarchici e mattacchioni, che se non altro favorirà l’avvicinamento del pubblico bianco ascoltatore di Rock alla cultura Hip Hop.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Togliete a Paul’s Boutique un po’ di Rap, aggiungete che ormai la band spesso finisce per somigliare a se stessa e qualche calo di tono maggiore in luogo però di 20 brani totali ed avreteCheck Your Head (1992). Gratitude, Funky Boss, l’Hardcore di Time For Livin’, alcuni elementi di Pass The Mic, la psichedelica fotografia di Something’s Got To Give sono quanto si salva di un’opera dispersiva ed auto-compiaciuta.

Incerti sul da farsi pubblicano un’opera che unisce sia la vena Rap che quella più Hard Rock/Heavy Metal. Ill Communication (1994) ha però il difetto fondamentale di una intera carriera: i Beastie Boys non sono significativamente bravi in nessuno dei due versanti, nel migliore dei casi diventano una formazione divertente e stravagante. Tough Guy, Sabrosa, Do It, Shambala sono tutte facce differenti della solita creatura ma troppi riempitivi rallentano lo scorrere dell’opera e nessun brano di qualità davvero elevata rende una tracklist da 20 brani eccessiva.

Aglio E Olio (1995) è un EP di Hardcore che concentra una manciata di brani veloci e violenti brani in 11 minuti. The In Sound From Way Out (1995) è un album totalmente strumentale che dimostra come i Beastie Boys possano proposti anche come musicisti e non solo come clowneschi rapper. Groove Holmes, Sabrosa, Son Of Neckbone, Bobo On The Corner sono fra gli episodi migliori, il resto rischia troppo spesso di passare senza lasciare traccia.

Proprio quando la loro idea sembra in crisi i Beastie Boys tornano con Hello Nasty (1998) coniando un linguaggio musicale che evolve quello di Paul’s Boutique. Il calderone di generi si è allargato nel corso della carriera e la scelta delle basi e dei samples è maniacale e coraggiosa. Spesso i brani hanno anche un incedere geometrico e possente che include alcuni elementi della musica Elettronica più innodica. Super Disco Breakin’, The Move, la giungla di campionamenti di Remote Control, Body Movin’, Electrify, la delicatissima Instant Death sono nel meglio del repertorio anche se il meglio giunge con Intergalactic, originale fusione per ritmo robotico, vocoder, rapping solitamente violento, refrain irresistibile. Flowin’ Prose, Song For Junior, I Don’t Know sono esempi di come questa ricerca della stravaganza non sia impeccabile. Al solito buona parte delle canzoni sono riempitivi.

To The Five Boroughs (2004), dopo sei anni senza un nuovo album di studio, delude le aspettative. Il nuovo singolo Check It Out è incalzante ma impallidisce rispetto ad Intergalactic, An Open Letter To NYC è l’unico episodio che entri a far parte del miglior repertorio. Le idee per i testi sono al minimo storico, le musiche sono accattivanti e poco più, l’innovazione è assente.

The Mix Up (2007) riprende da The In Sound from Way Out! l’idea di un Hip-Hop strumentale. Solito Jazz, Blues e Funk a guidare composizioni che scorrono via fluide, senza lasciare traccia: sembra di ascoltare i sottofondi dei menù dei videogiochi.

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